Comunità familiare per minori Mons. Morelli

La Comunità Familiare “Mons. Morelli” è caratterizzata dalla convivenza continuativa e stabile di almeno due adulti (Suore della Carità di s Giovanna Antida Thouret ed Educatrice) adeguatamente preparati che offrono ai ragazzi un rapporto di tipo genitoriale sereno, rassicurante e personalizzato e garantisce un servizio di  tipo residenziale, attivo per l’intero anno.

L’accoglienza è rivolta:

  • a minori temporaneamente privi di un ambiente familiare idoneo, anche per motivi soggettivi, e per i quali non sia possibile un conveniente affidamento familiare;
  • a minori che necessitano di una collocazione extra-familiare perché prescritta da un provvedimento dell’autorità giudiziaria;
  • a minori provenienti da famiglie che, pur offrendo rapporti affettivi validi, non siano in grado, per problematiche di diversa natura, di garantire convenienti ed adeguate risposte alle loro esigenze formative, educative e psicologiche.
Gli adulti di riferimento presenti in maniera stabile e continuativa all’interno della Comunità Familiare .

Nell’accompagnare ciascun minore nella crescita ci si avvale di due Suore della Carità e della presenza continuativa di una Educatrice della Fondazione “Galletti – Morelli – Baronio”; di psicologi e/o neuropsichiatri; delle assistenti sociali che seguono i singoli bambini; dei pediatri e/o medici di base. Per quanto riguarda il medico di base, se non è possibile per il minore mantenere quello di famiglia, si farà riferimento a quello scelto dalla comunità. Gli ingressi e le dimissioni dei minori vengono segnalati alla Pediatria di Comunità secondo il protocollo di comportamento nei confronti del bambino/adolescente a rischio sociale/sanitario.

Per gli educatori è prevista una supervisione mensile da parte di uno psicologo scelto dalla comunità stessa, abilitato alla professione e iscritto all’Albo degli Psicologi della Regione Emilia Romagna; sempre una volta al mese gli adulti di riferimento della comunità familiare si ritrovano insieme per un confronto e per concordare linee educative comuni.

Per ciascun minore, dopo un’attenta analisi del bisogno e un primo periodo di osservazione, gli adulti di riferimento elaborano un progetto educativo individualizzato (PEI), con verifica periodica da parte della comunità stessa, e, dove sia necessario, con il contributo di consulenti esterni alla Comunità Familiare. Tale progetto viene definito e realizzato dagli adulti della comunità familiare, in stretto raccordo con gli operatori dei servizi territoriali ed è commisurato ai tempi di permanenza previsti nel progetto quadro definito dai servizi.

All’interno della casa famiglia si privilegiano interventi educativi con caratteristiche e aspetti di familiarità intendendo offrire ad ogni bambino:

  • connotazione: di tipo familiare attraverso relazioni affettive personalizzate e personalizzanti, serene rassicuranti e tutelanti;
  • protezione: della sua integrità fisica, psicologica e affettiva, e del suo diritto ad essere riconosciuto come persona unica e irrepetibile, portatrice di potenzialità e bisogni;
  • funzioni genitoriali: rinforzo ed integrazione dei ruoli genitoriali temporaneamente indeboliti o compromessi da difficoltà familiari
  • relazioni significative: capaci di accogliere, contenere e condividere la sofferenza, di generare sicurezza e speranza in modo che il minore possa riconoscere e sviluppare la propria personalità con le sue risorse e i suoi limiti;
  • ambiente di esperienza: differenziato negli spazi, nei tempi, nelle attività e nei rapporti, perché il minore effettui scelte, realizzi apprendimenti, esprima creatività, viva valori.

 

Valori e linee educative

Gli adulti della Comunità Familiare:

  • offrono un rapporto di tipo genitoriale sereno rassicurante e personalizzato in un ambiente familiare sostitutivo
  • pongono al centro dell’azione educativa il minore con la sua dignità e libertà, con il suo potenziale, le sue risorse e i suoi limiti;
  • rispettano le esigenze culturali e religiose di ogni minore;
  • cercano di attuare quello stile educativo, comune a Santa Giovanna Antida e a Mons. Morelli, che sceglie di essere particolarmente attento ai piccoli, ai deboli, agli ultimi, a coloro che non hanno voce, che non possiedono parole, che non hanno potere, che non sanno difendersi.

Attraverso la relazione quotidiana essi cercano di:

  • costruire un ambiente familiare sostitutivo
  • instaurare relazioni affettive personalizzate e personalizzanti, serene rassicuranti e tutelanti;
  • assicurare una condivisione della quotidianità capace di orientare in senso educativo ogni suo aspetto;
  • rinforzare ed integrare i ruoli genitoriali temporaneamente indeboliti o compromessi da difficoltà famigliari, aprendo ai minori accolti una realtà in cui poter apprezzare il vivere quotidiano, la cura e la stima di sé, degli altri e del proprio essere al mondo;
  • sostenere ogni minore nella ricerca degli strumenti per la propria realizzazione, in costante equilibrio tra la realtà e le aspirazioni individuali;
  • offrire la possibilità di sperimentare l’accoglienza, la tenerezza, l’affetto, quali diritti di ciascuno, e risorse necessarie per la crescita individuale;
  • condividere, nella quotidianità, la vita, le difficoltà, i desideri dei minori;
  • sperimentare insieme i valori della vita ricercando il senso dell’ottimismo, della speranza e della fede indispensabili per la costruzione della propria personalità;
  • proporre la relazione come occasione di crescita, nel rispetto della storia e del momento evolutivo di ciascuno;
  • aiutare il minore, fin dal suo arrivo, a coniugare le proprie necessità con quelle degli altri, nella convivenza quotidiana;
  • favorire la socializzazione quale strumento indispensabile per la crescita, attraverso relazioni interpersonali e la partecipazione a realtà associative presenti nel territorio;
  • favorire la conoscenza delle capacità personali e offrire la possibilità di svilupparle;
  • promuovere ed incrementare, dove possibile, ed in accordo con i servizi Territoriali, le potenzialità del nucleo familiare e la riappropriazione delle funzioni educative genitoriali

 

Obiettivi

Gli obiettivi che gli adulti di riferimento si pongono per ogni minore sono:

  • l’autonomia personale, iniziando dalla cura del proprio corpo (lavarsi, mangiare, vestirsi) fino al graduale raggiungimento di una responsabile indipendenza fisico-emotiva, economica e sociale;
  • l’autostima: attivazione del bisogno di pensare bene di se stessi;
  • la socializzazione con coetanei ed adulti con i quali instaurare relazioni continue tese ad un rapporto di fiducia/amicizia dentro e fuori la comunità familiare;
  • l’affermazione della personalità del singolo attraverso la valorizzazione di interessi e capacità personali;
  • l’accompagnamento del minore nell’eventuale reinserimento presso la famiglia d’origine o in altra collocazione ritenuta più idonea secondo il progetto educativo individualizzato e/o il progetto di vita.

 

Comunità familiare

La comunità familiare è una realtà dove si cerca di crescere insieme armonicamente, di esprimersi con libertà, di accettare i propri e gli altrui limiti, in un clima di accoglienza e di reciproco rispetto.

In essa, minori ed e figure educative/genitoriali vivono insieme, condividendo quotidianamente, nella diversità di ruoli e di compiti, interessi e progetti, spazi, tempi ed attività.

Il periodo di permanenza, diventa così per ciascuno, esperienza educativa ed occasione di reciproco arricchimento.

I minori sono protagonisti della vita familiare; in un clima di libertà e di fiducia, possono esprimere la loro creatività, il disagio, il loro pensiero e la critica.

Essi sono educati alla cura delle cose personali, al rispetto degli ambienti e delle cose altrui, sono stimolati ad una partecipazione attiva alla vita della casa in rapporto all’età, alle capacità e al tempo di permanenza..

Le figure genitoriali costituiscono il nucleo centrale e stabile della comunità, sono presenti costantemente nel gruppo per rassicurare, prevenire, condividere la vita in tutti i suoi aspetti e ad essi si richiedono attitudini e competenze professionali continuamente aggiornate. Essi sono: gli adulti appartenenti alla Congregazione delle Suore della Carità ed educatori della Fondazione “Galletti – Morelli – Baronio”.

Tali adulti  sono chiamati a:

  • osservare e progettare
  • fare
  • comunicare
  • negoziare
  • verificare

L’osservazione è importante per tutto il periodo di permanenza del minore nella Comunità Familiare. Nella fase immediatamente successiva l’inserimento, essa riveste una funzione conoscitiva di base; in seguito è componente integrante del lavoro educativo. L’osservazione si rivela indispensabile per l’elaborazione del progetto educativo individualizzato per ogni minore.

Nel fare assumono molta importanza i gesti di accudimento quotidiano. Cura della salute, cura dell’igiene personale, monitoraggio della condotta alimentare, cura del guardaroba personale, sostegno relativo all’area dell’apprendimento con particolare attenzione allo svolgimento dei compiti assegnati e alla cura del materiale scolastico, gestione e organizzazione del tempo libero.

Comunicare è la parte costitutiva della relazione interpersonale. La comunicazione presuppone chiarezza e fiducia. I messaggi e le informazioni sono veicolate mediante un linguaggio esplicito, non ambiguo o ambivalente, modulato rispetto alla sensibilità e al livello di comprensione del minore. I contenuti della comunicazione, autentici e significativi, avvengono in un clima di fiducia ed empatia che permette al minore di “raccontare” i propri pensieri e vissuti emozionali, rispetto ai quali l’intervento educativo non è mai intrusivo. L’adulto della comunità familiare non esplicita solo la funzione di mediare la comunicazione, ma soprattutto quella di “trasformare la realtà” rendendola accessibile al minore in oggetto, sia sul piano verbale, sia su quello emozionale. Ciò pone le premesse per la costruzione di una relazione autentica e rispettosa dei vissuti personali e la rielaborazione del dolore psichico ad essi inevitabilmente connesso.

Il lavoro educativo implica la gestione di definiti spazi di negoziazione. Ciò crea i presupposti per la costruzione di un propositivo lavoro di rete tra la comunità e il territorio, rappresentato nelle sue varie istituzioni (scuola, servizi sociali, extra-scuola).

I rapporti con la scuola prevedono una fase iniziale di inserimento. Durante l’anno scolastico vengono organizzati incontri con le insegnanti allo scopo di chiarire il livello di apprendimento e di autonomia del minore. Tale intervento individualizzato si rende necessario al fine di stabilire un piano comune di lavoro, condiviso dalle insegnanti e dalle figure educative.

I rapporti con i servizi sociali sono costanti durante il periodo di permanenza del minore in comunità. Le riunioni tra gli adulti della comunità familiare e l’assistente sociale del minore, sono concordate allo scopo di confrontarsi e verificare la situazione del minore.

Altro spazio di mediazione è costituito dal rapporto con la famiglia di origine che si verifica nel momento delle visite; quando i genitori vengono a prendere i loro figli per trascorrere con loro un po’ di tempo al di fuori della comunità; al momento del rientro.

Le attività extrascolastiche comprendono: attività sportive di vario genere, uscite con i volontari, gite organizzate, attività ricreative (feste di compleanno, cinema, teatro, partite di calcio, pallavolo…) e sono un ambito importante di socializzazione e apprendimento informale.

Verificare: sono necessarie verifiche in itinere del progetto educativo individualizzato e verifiche effettuate al momento delle dimissioni di un minore. Verificare significa anche valutare la validità del progetto educativo in termini di efficacia ed efficienza nel produrre i cambiamenti desiderati, misurare l’entità della dissonanza tra obiettivi e risultati raggiunti e creare così un nuovo punto di partenza e una nuova possibilità progettuale dove errore e imprevedibilità sono da mettere in gioco.

 

Vita quotidiana

La connotazione familiare della comunità Morelli attraverso la condivisione della quotidianità orienta in senso educativo ogni aspetto della vita comune. In quest’ambiente affettivamente caldo e coinvolgente adulti e bambini possono sperimentare quotidianamente, i valori dello star bene e del crescere insieme agli altri nello spirito della vita familiare, ove gli adulti di riferimento ricoprono il fondamentale ruolo genitoriale.

Bettelheim ritiene che ogni momento della giornata e ogni singolo aspetto della vita quotidiana abbiano una funzione terapeutica. Partendo da questa idea gli adulti della comunità familiare lavorano per permettere ad ogni minore di “sentirsi a casa sua”, in un ambiente in cui si senta accolto, stimato e in cui possa muoversi liberamente e partecipare all’organizzazione e alla conduzione del menage quotidiano. (in allegato “La nostra vita insieme”).

I momenti conviviali del pranzo, della cena, dell’andare a dormire sono condivisi da tutti i minori e gli adulti della comunità presenti, e costituiscono uno spazio di dialogo importante per il confronto giornaliero, in cui confidare sensazioni e sentimenti vissuti durante la giornata come tra genitore e figlio/a.

 

Rete relazionale

La Comunità Familiare è aperto alle risorse presenti nel territorio, e alla collaborazione con persone che vogliono offrire, in diverse forme, amicizia e sostegno ai minori e agli educatori. La loro presenza è importante per una più ricca proposta educativa e per la crescita di una cultura della solidarietà e dell’accoglienza.

I collaboratori concordano con gli adulti di riferimento le modalità del loro impegno, ne condividono le finalità educative e fanno insieme con questi, dei momenti di formazione e di verifica.

Le figure genitoriali della comunità si riservano di verificare l’idoneità dei collaboratori.

 

Rapporti con il territorio

I minori, in base all’età, sono sollecitati a muoversi autonomamente nel territorio, a conoscere i servizi e a saperne usufruire adeguatamente.

Si intende utilizzare una modalità di lavoro in rete che veda interagire le varie agenzie (scuola, famiglia, extrascolastiche …) ciascuna secondo le proprie competenze, al fine di attivare quel necessario supporto per la crescita integrale dei minori e contribuire alla sensibilizzazione del territorio stesso.

 

Scuola, attività di tempo libero

La Scuola è ambiente di socializzazione, di crescita umana, culturale, intellettuale. La Comunità Familiare valorizza l’impegno scolastico e lo sostiene con interesse.

Le scelte, dopo l’età dell’obbligo scolastico, saranno fatte tenendo conto delle inclinazioni, dei desideri, delle reali capacità della persona.

Nelle attività di gioco e di tempo libero sono favorite, in modo particolare, quelle finalizzate alla socializzazione e all’espressione creativa. E’ incoraggiata l’attività sportiva e la partecipazione ad associazioni e gruppi di coetanei.

 

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